Premetto che provengo da una scuola dove si affermava che le definizioni sono fondamentali perché, parlando della stessa cosa attribuendogli un significato diverso, è difficile capirsi …
Parto alla lontana osservando che, da tempo, impera
il dixit “importante è divertirsi” (messaggio che contiene quel valore nascosto
di esimere dal pensare ed intrapresa dall’essere umano quando sente che la vita
cade miserevolmente nell’inutilità), uno stato di cose dove tutte le occasioni
sono buone, quali: compleanni esagerati, feste di calendario al limite del
ridicolo, feste inventate, purché si faccia festa ragazzi, ma divertendosi alla
follia… (molte volte alle spalle degli altri, mal considerando quella
differenza, sottilmente enunciata da Carlo Maria Cipolla, tra ‘umorismo’ ridere
con gli altri, ed ‘ironia’ ridere degli altri).
E come se il divertimento, di per sé, contenesse
delle positività.
Potrebbe conseguirne uno stato di gioia, quel
sentimento che ‘genera energia e
valorizza la vita’, ma non è detto che il divertimento vi ci conduca anzi,
la maggior parte delle occasioni ‘divertenti’ generano sentimenti non
equilibrati quali confusione, eccitamento, rabbia, emulazione, tristezza, pianto
e, in alcuni casi, episodi di violenza.
E nell’educare i giovani per mezzo dello ‘Sport’ come
facciamo? Li facciamo divertire?
Considererei invece insegnare con gioia, quella
didattica chiara e preparata che genera soddisfazione (non un sentimento di
astio che genera “l’avversario” anziché il “compagno”), consapevolezza (si impara
a gestire il corpo e se stessi), amicizia (e non quella inimicizia generata dal
conseguente sfottò per la sconfitta in gara), si impara cose utilizzabili nella
vita pratica (e quindi non soltanto quelle aride regole di gara, limitate a
quel determinato spazio di gioco).
Citando una frase del Fondatore del Judo (disciplina
che ho scelto, non a caso, ma dopo aver sperimentato, Calcio, Pallavolo,
Tennis, Karate, Ju-jutsu, Aikido, Yoga):
Jigoro Kano (gennaio
1927)
“ Tanto
grandioso è il disegno a cui aspira il Kodokan che, in ragione della sua
profondità ed ampiezza, non è stato sempre compreso dal pubblico, al contrario
di altre cose superficiali e anguste che si diffondono e vengono capite
agevolmente e senza ostacoli dalla logica comune…”.
Educare i nuovi venuti è compito impegnativo ed il
più delle volte si cade facilmente nel ‘dare ciò che piace’, ma la bellezza di
seguire una Via non lascia spazio all’egoismo (che va controllato non eliminato).
Basta però con le idee confuse (cito ad esempio
quando qualcuno introduce il verbo ‘plagiare’: ma se il significato ci trova in
accordo, “esercitare un’ascendente intellettuale e morale” , allora direi che
ognuno di noi ogni giorno plagia…), basta seguire un sano buon senso (o un buon
insegnamento ma, come si sceglie è ancora cosa angusta… basta cercare) e la
vita sarà sicuramente più impegnata ma di certo molto più interessante e divertente.