mercoledì 20 settembre 2017

Ju-Do o Ju-Sport?






Ju-Do o Ju-Sport?


Un fenomeno che si verifica, soprattutto nel Judo che amiamo e condividiamo, è la quotidiana (pubblica e non) discussione su chi è il più forte, il più bello, il più bravo, ecc.; sarebbe più fruttuoso, a vantaggio del judo, dirigere le nostre energie nel cercare una coesione attraverso ciò che ci unisce e non sprecare tempo e risorse nel cercare le naturali nostre differenze (che in un organismo sano dovrebbero essere sinonimo di ricchezza), considerate in una errata accezione negativa (motivo di divisione).

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Il sotto riportato scritto è RISERVATO soltanto a quelli che ritengono “Judo Kyohon” un testo di riferimento del Judo di Kano (scritto che viene citato a proposito dei Tornei studenteschi ma che, soprattutto nelle righe finali, indica un percorso possibile di mutua convivenza):

 “ A parte lo spirito di confronto, che può giovare senza meno come affinamento tecnico, un modo di interpretare questi incontri potrebbe essere ‘ospitalità’: accettare altri, esercitare insieme, star bene insieme, scoprire insieme. In tal modo ci si confronta anche sullo spirito e sul comportamento: se sono in difetto, imparerò dall’avversario, se invece è in difetto l’altro, questa volta sarò io la sua guida; stringiamo l’amicizia per conoscerci meglio e per liberarci dal pregiudizio di voler confrontare la nostra scuola di provenienza, dal momento che noi, ora divisi ciascuno dalla propria scuola, domani saremo insieme a lavorare per la causa del Paese e della Società”.

(Judo Kyohon - Jigoro Kano 1922)

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Permettetemi però di constatare l’errore di fondo, che nasce dal fatto che in Italia non esiste una Federazione di Judo, fenomeno che favorisce il prolificare di quotidiane forme di Organizzazione con nuove regole, riconoscimenti, gradi e qualifiche (da cui ne derivano altrettante regole, ecc. e conseguenti differenti capacità): da qui una naturale confusione, soprattutto nei confronti del pubblico, che non conosce.


Il problema di sempre, almeno nel Judo (Via dell’Adattabilità), è che dovrebbe essere chiara la differenza tra una Via (che possiamo definire come “la possibilità di poter diventare migliori”) ed uno Sport (come “vincere a tutti i costi”) di modo che una persona che voglia praticare, possa scegliere la realtà più adatta (dove si pratica uno Sport o dove si segue una Via), secondo attitudine e piacere.


La distinzione permetterebbe a molti altri di avvicinarsi al Judo, non più visto soltanto come una prestazione fisica che pone la vittoria come risultato finale, ma una sana attività da inserire nel quotidiano.

I praticanti che abbandonano invece la frequenza dopo qualche anno (a causa di un incidente, assai frequente in certi ambienti, o dal cambiamento dell’assetto lavorativo, o per necessità familiari), superati gli anta, a causa del considerevole impegno che caratterizza gli allenamenti (tipico di una certa fase della vita, ma anomalo dal punto di vista della consapevolezza), con una sorta di rammarico, non riescono a continuare serenamente il proprio percorso judoistico.


La proposta (inascoltata), di scindere Ju-Do e Ju-Sport innovativa per onestà e lungimiranza, troverebbe invece un considerevole favore di quel pubblico che, vuoi per un retaggio culturale che per una sorte di abitudine, è mal posta nei confronti di questa bellissima disciplina che molte volte delude per la sua mancanza di adattabilità.


L’ampia proposta del Judo permette molte più possibilità rispetto a come viene presentato dall’attuale Federazione Sportiva in capo al CONI.


Non considerando il Judo nella sua interezza e snaturando la proposta del Sig. Kano limitandola ad un semplice sport, ne abbiamo minato le fondamenta, a svantaggio dell’esecuzione tecnica magistrale, della limitata conoscenza del bagaglio tecnico, della posizione corretta, del rispetto dell’altro (e di se stessi), della sana interpretazione di vittoria e di sconfitta, del naturale senso di amicizia che dovrebbe scaturire da uno sport, della peculiarità di disciplina educativa (che si presta alle più fantasiose definizioni e metodi), del necessario e civile aiuto reciproco, nel sentirsi judoisti del mondo e non di una ristretta cerchia di conoscenti.


Una coraggiosa disgressione (ma non troppo) potrebbe porre attenzione sugli effetti sociali e la sua relazione con la formazione di bimbi ed adolescenti ed i fenomeni ai quali assistiamo, che riguardano il mancato inserimento sociale, l’incomprensione tra età e sessi, il bullismo, … , tutte mancate occasioni educative del Judo che, per la sua potenziale natura, potrebbe favorire l’instaurarsi di una migliore coesione sociale.


E tutto questo non viene considerato dai più e dai tanti che si fregiano di seguire il Judo di Kano ed è un peccato, poiché il Judo rappresenta una delle rare possibilità date all’essere umano di potersi riscattare come essere vivente, soprattutto nel rapporto con i suoi simili.

sc

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