Ju-Do o Ju-Sport?
Un
fenomeno che si verifica, soprattutto nel Judo che amiamo e condividiamo, è la
quotidiana (pubblica e non) discussione su chi è il più forte, il più bello, il
più bravo, ecc.; sarebbe più fruttuoso, a vantaggio del judo, dirigere le
nostre energie nel cercare una coesione attraverso ciò che ci unisce e non
sprecare tempo e risorse nel cercare le naturali nostre differenze (che in un
organismo sano dovrebbero essere sinonimo di ricchezza), considerate in una
errata accezione negativa (motivo di divisione).
_______________________
Il
sotto riportato scritto è RISERVATO soltanto a quelli che ritengono “Judo
Kyohon” un testo di riferimento del Judo di Kano (scritto che viene citato a
proposito dei Tornei studenteschi ma che, soprattutto nelle righe finali, indica
un percorso possibile di mutua convivenza):
“ A
parte lo spirito di confronto, che può giovare senza meno come affinamento
tecnico, un modo di interpretare questi incontri potrebbe essere ‘ospitalità’:
accettare altri, esercitare insieme, star bene insieme, scoprire insieme. In
tal modo ci si confronta anche sullo spirito e sul comportamento: se sono in
difetto, imparerò dall’avversario, se invece è in difetto l’altro, questa volta
sarò io la sua guida; stringiamo l’amicizia per conoscerci meglio e per
liberarci dal pregiudizio di voler confrontare la nostra scuola di provenienza,
dal momento che noi, ora divisi ciascuno dalla propria scuola, domani saremo
insieme a lavorare per la causa del Paese e della Società”.
(Judo
Kyohon - Jigoro Kano 1922)
_________________________
Permettetemi però di constatare l’errore
di fondo, che nasce dal fatto che in Italia non esiste una Federazione di Judo,
fenomeno che favorisce il prolificare di quotidiane forme di Organizzazione con
nuove regole, riconoscimenti, gradi e qualifiche (da cui ne derivano altrettante
regole, ecc. e conseguenti differenti capacità): da qui una naturale confusione,
soprattutto nei confronti del pubblico, che non conosce.
Il problema di sempre, almeno nel Judo (Via
dell’Adattabilità), è che dovrebbe essere chiara la
differenza tra una Via (che possiamo definire come “la possibilità di poter
diventare migliori”) ed uno Sport (come “vincere a tutti i costi”) di modo che
una persona che voglia praticare, possa scegliere la realtà più adatta (dove si
pratica uno Sport o dove si segue una Via), secondo attitudine e piacere.
La distinzione permetterebbe a molti
altri di avvicinarsi al Judo, non più visto soltanto come una prestazione
fisica che pone la vittoria come risultato finale, ma una sana attività da
inserire nel quotidiano.
I praticanti che abbandonano invece la
frequenza dopo qualche anno (a causa di un incidente, assai frequente in certi
ambienti, o dal cambiamento dell’assetto lavorativo, o per necessità
familiari), superati gli anta, a causa del considerevole impegno che
caratterizza gli allenamenti (tipico di una certa fase della vita, ma anomalo
dal punto di vista della consapevolezza), con una sorta di rammarico, non
riescono a continuare serenamente il proprio percorso judoistico.
La proposta (inascoltata), di scindere Ju-Do
e Ju-Sport innovativa per onestà e lungimiranza, troverebbe invece un
considerevole favore di quel pubblico che, vuoi per un retaggio culturale che
per una sorte di abitudine, è mal posta nei confronti di questa bellissima
disciplina che molte volte delude per la sua mancanza di adattabilità.
L’ampia proposta del Judo
permette molte più possibilità rispetto a come viene presentato dall’attuale
Federazione Sportiva in capo al CONI.
Non considerando il Judo nella
sua interezza e snaturando la proposta del Sig. Kano limitandola ad un semplice
sport, ne abbiamo minato le fondamenta, a svantaggio dell’esecuzione tecnica
magistrale, della limitata conoscenza del bagaglio tecnico, della posizione
corretta, del rispetto dell’altro (e di se stessi), della sana interpretazione
di vittoria e di sconfitta, del naturale senso di amicizia che dovrebbe
scaturire da uno sport, della peculiarità di disciplina educativa (che si
presta alle più fantasiose definizioni e metodi), del necessario e civile aiuto
reciproco, nel sentirsi judoisti del mondo e non di una ristretta cerchia di
conoscenti.
Una coraggiosa disgressione (ma
non troppo) potrebbe porre attenzione sugli effetti sociali e la sua relazione
con la formazione di bimbi ed adolescenti ed i fenomeni ai quali assistiamo,
che riguardano il mancato inserimento sociale, l’incomprensione tra età e sessi,
il bullismo, … , tutte mancate occasioni educative del Judo che, per la sua
potenziale natura, potrebbe favorire l’instaurarsi di una migliore coesione
sociale.
E tutto questo non viene
considerato dai più e dai tanti che si fregiano di seguire il Judo di Kano ed è
un peccato, poiché il Judo rappresenta una delle rare possibilità date
all’essere umano di potersi riscattare come essere vivente, soprattutto nel
rapporto con i suoi simili.
sc
Nessun commento:
Posta un commento